Parliamo di Gordon
Tutto bene, quindi? Beh, si e no.
Certo, è estremamente positivo per un allevatore al quale stia a cuore il miglioramento della razza, sapere che gli sforzi fatti hanno avuto un riscontro positivo, ma per contro stiamo vivendo un momento estremamente delicato per il futuro del Gordon.
Vediamo di spiegarci meglio: una razza da ferma qual è il Gordon è stata selezionata con uno scopo puramente pratico, con l’intento cioè di mettere al servizio del cacciatore un cane robusto, di volontà, resistente alla fatica, insomma un valido aiutante che svolgesse l’attività venatoria al meglio.
E’ inutile ricordare che quando si parla di razze canine, si parla prima di funzione, poi di morfologia, anzi la morfologia è creata dalla funzione, non viceversa.
Se torniamo a quando Alessandro IV Duca di Gordon iniziò la selezione della razza che doveva portare il suo nome, ci rendiamo facilmente conto di come si sia voluto selezionare un cane robusto, ben costruito e compatto, capace di cacciare per giornate intere nei terreni scozzesi che, notoriamente, non sono dei più facili: eriche, colline, terreni duri impediscono di credere che il Gordon possa galoppare alla velocità dell’inglese o dell’irlandese, così come ci viene suggerito anche dalla sua costruzione, molto più compatta degli altri setter e dall’ossatura più massiccia. Il Gordon non è e non deve essere un cane pesante, è comunque uno sportivo, ma non è costruito (né fisicamente, né mentalmente) per la velocità pura.
Faccio fatica a credere che il fatto di aver alleggerito la sua costruzione possa avergli portato dei giovamenti: certo, adesso i Gordon sono più competitivi, ma continuando su questa strada si rischia di perdere di vista la tipicità, che invece deve rimanere un tutt’uno con la funzionalità.
D’altro canto, c’è l’opposta campana, il partito di chi cacciatore non è e vede nel Gordon solo un bel cane col quale andare a vincere in esposizione. Intento quanto mai comprensibile (a chi non piace vincere?), ma che questa volta privilegia l’esasperazione di caratteri fisici esteriori, quali il pelo o angolazioni eccessive, che rendono sicuramente il cane più “scenografico”, ma lo allontanano sempre più dall’idea di Gordon che è stata sintetizzata nello standard di razza.
Sta a tutti gli allevatori appassionati e coscienziosi far sì che questo bivio al quale è giunta la razza venga superato senza traumi, ma cercando di conservare quell’equilibrio che fa di un Gordon qualcosa di unico.
Allevare un Gordon equilibrato, aderente al tipo, ma anche dotato di quelle caratteristiche “professionali” per le quali è nato, giova anche a quanti cercano in lui un compagno affettuoso e fedele: tra i criteri irrinunciabili per una corretta selezione in allevamento deve esserci anche il controllo rigoroso del carattere, non si devono mettere in riproduzione soggetti timidi, addirittura mordaci, che non cercano con fiducia il contatto con l’uomo. Potranno anche essere i più bei cani del mondo o i cacciatori più potenti, ma mancheranno sempre di quelle doti psichiche che rendono più facile ogni addestramento e persino la normale convivenza quotidiana.